Da amici a nemici

Il fenomeno del bullismo, nella nostra società, sta prendendo sempre più piede.
Le vittime si duplicano ogni anno, il bullismo non è facile da controllare.
Con i social network si sta diffondendo il cyberbullismo, o, semplicemente il bullismo elettronico che prevede l’intimidazione della vittima sul web, tramite la pubblicazione di foto e contenuti privati.
Per contrastare questo fenomeno sono nati diversi progetti: siti internet (http://www.bullismo.info, http://www.stopalbullismo.it), libri (Bulle da morire…) , film (Mean girls…), serie TV (Tredici…).
Ricordiamo che per bullismo si intende l’aggressione verbale o fisica, reiterata nel tempo, da parte di un bullo ad una vittima.
Per la vittima, talvolta, è difficile confidarsi con i genitori o con gli amici e accade che si isola.
L’isolamento come la perdita dell’autostima sono condizioni gravi, che se non tenute sotto controllo possono portare all’autolesionismo o ancor peggio al suicidio.

Emanuela & James 2

Emanuela Ros giornalista, docente e scrittrice affronta questo tema nel suo ultimo esordio Bulle da morire.
Emanuela scrive libri per ragazzi dal 2000, quando- a Bologna- vinse il Premio Pippi con un inedito poi edito da Feltrinelli.

bulle copertinaNel libro Bulle da morire si narra la storia di amicizia tra Stefania e Giada che hanno appena iniziato il liceo, si sa che l’ambiente dal liceo non è più quello delle medie…
Fin da subito Stefania la si può identificare come una ragazza facile da condizionare e così sarà, quando inizierà a frequentare Bea ed Eli “le più fighe della scuola”.
Il gesto che Giada verrà emarginata e cancellata dal gruppo WhatsApp della classe è il punto cardine della vicenda.
Una storia fatta di odio, paura e tensioni che faranno prendere una grande decisione a Giada.
La trama di Bulle è avvincente, un libro che si legge tutto d’un solo fiato con i fazzoletti alla portata di mano (da usare in molte parti).

L’autrice spiega che l’idea di scrivere Bulle da morire sia venuta da un compito in classe: «Avevo dato ai miei allievi (insegno in una scuola superiore) una traccia sul bullismo e una delle mie ex allieve – che in genere non scriveva moltissimo – ha riempito tre fogli protocollo! Ha raccontato la sua esperienza di ragazzina bullizzata alla scuola media. Ha scritto di come tutto fosse iniziato dalla sua (incomprensibile) estromissione dal gruppo WhatsApp. Di come non avesse trovato aiuti o solidarietà durante tre anni che per lei erano diventati un inferno. Di solitudine e sofferenza. Ecco: anche se la storia raccontata in Bulle da morire non coincide ovviamente con quella della mia ex allieva (che alle superiori ha trovato invece una classe e un clima tanto positivi, da farle superare la terribile esperienza), penso che l’ispirazione principale sia venuta da lì».
Il libro, come viene affermato da Emanuela, ha lo scopo di denunciare il bullismo e il cyberbullismo come fenomeni che esistono e dobbiamo ricordarlo sempre, non solo durante il Safern Internet Day: “Dobbiamo bloccarlo sul nascere, alle prime avvisaglie. Non fare spallucce o ridimensionare certi piccoli episodi di disagio. Dobbiamo tenere gli occhi aperti. E anche le braccia! Che dire alle vittime di bullismo? Che il dolore si supera. Col tempo, magari. Con l’aiuto degli adulti, e degli amici veri. Con il coraggio di raccontare. Di mettere a fuoco l’unità verità possibile: il bullo (o la bulla) è qualcuno che sta male. Con se stesso e con gli altri. È una persona vuota, triste, senza luce”.
A questo punto ho chiesto ad Emanuela:”pensi davvero che una sensibilizzazione contro il bullismo possa essere efficace?”
” Sì. La legge 71 del 29 maggio 2017, approvata dal Parlamento italiano, prevede che anche all’interno delle scuole si attui una piccola campagna anti bullismo. Un’iniziativa che serve a ‘sensibilizzare’, a riflettere sul fenomeno, a non abbassare la guardia. È un intervento positivo, ma che non risolve alla radice il problema. La ‘sensibilizzazione’ dovrebbe essere più radicata e radicale. Coinvolgere altre istituzioni. Purtroppo, anche se ho una grande fiducia nei ragazzi e sono fondamentalmente una persona ottimista, credo che la nostra società abbia delle colpe gravi, che non s’indigni abbastanza di fronte ad atteggiamenti o modi di essere eticamente riprovevoli. Credo che la società, anche agli alti livelli istituzionali, ‘faccia spallucce’ troppe spesso di fronte a corruzione, superficialità, inganni, violenza (pure verbale)…A volte il bullismo, assumendo altri nomi, vive e prospera oltre le aule scolastiche, impronta relazioni familiari e professionali, e non viene riconosciuto. Figuriamoci stigmatizzato! ”

Ringrazio Emanuela Ros per aver accettato di partecipare a questo articolo.

Vi consiglio di leggere Bulle, un libro adatto soprattutto agli adolescenti, disponibile anche online 


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