Il benessere della privazione

Giovanni Succi, una personalità di cui fino a qualche mese fa non avevo mai sentito parlare, stessa cosa per i digiunatori, figure che hanno una sfumatura negativa, perché mai qualcuno dovrebbe fare a meno di alimentarsi davanti a un pubblico?
Effettivamente i motivi di un digiuno possono essere molteplici, rintracciabili in condizioni psicologiche oppure in esigenze puramente fisiche.
Se guardassimo alla natura umana come corpo, materia, allora ogni tipo di astinenza alimentare volontaria ci sembrerebbe priva di motivazioni perché lo scopo primario di sopravvivenza, fin dalle prime specie animali, è quello di alimentarsi.
Per Giovani Succi il digiuno origina da una condizione mentale, dalla ricerca di un equilibrio tra mente e corpo, come scrisse Giovenale: mens sana in corpore sano.
Il benessere per Succi si raggiunge attraverso la privazione e l’ascolto del proprio corpo, arrivare a una sorta di stato nirvana.
I suoi digiuni partivano da una base solida: il sapore, per poter affrontare un digiuno, secondo Succi, bisogna prima di tutto saper assaporare e godere del cibo.
Altro importante elemento è l’elisir che il nostro digiunatore portava sempre con sé, datogli da uno stregone durante un viaggio in Africa, rimarrà sempre il mistero di quali ingredienti contesse.

Succi intraprese la carriera da digiunatore, esibendosi in giro per il mondo e attirando l’attenzione dei più illustri intellettuali dell’epoca.
Un individuo che riusciva a digiunare oltre i trenta giorni senza perdere energie, sembrava che i digiuni gli portassero uno stato di floridezza mentale e fisica.
Non si precludeva niente, tranne il cibo, aveva imparato ad ascoltare il proprio corpo e le voci nella sua mente.
Entrava e usciva spesso dai manicomi e dai centri psichiatrici senza mai avere una vera e propria diagnosi, divenne un caso di studio delle neuroscienze e fu seguito dai più importanti medici e scienziati delle università: un caso da studiare e comprendere.

La sua vita non è stata felice, da bambino ha affrontato numerose tragedie ma queste lo hanno portato a una forza e una vitalità unica e irripetibile, il caso Succi divenne talmente speciale che dopo la sua morte ci furono persone che si ritenevano il “Succi risorto”.
Perché ha impressionato talmente tanto? Perché le persone hanno visto in lui un fenomeno?
Come sostiene Enzo Fileno Carabba, nella biografia romanzata, edita Ponte alle Grazie, intitolata Il Digiunatore, Succi era in grado di ascoltare, di dare attenzione alle persone e il suo carisma, la bontà dell’anima e sicuramente anche la sua mente folle riuscivano a toccare l’anima del pubblico, anche di coloro che lo ritenevano un impostore.

Carabba ci regala un libro emozionante ed estremamente delicato e riflessivo.
Sgomento, fascino e ammirazione sono le tre sensazioni che ci fa vivere, intrecciandole e porgendocele sotto forma di parole che animano il vissuto di Succi.
Immergendosi in questa lettura non si potrà non ragionare su cosa noi, oggi nel 2022, potremmo fare a meno.
A cosa potremmo rinunciare per trovare il nostro benessere?




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