Iniziare una rubrica non è così facile come credevo.
Cercare una base stabile per poi pregare che funzioni credo sia un qualcosa da inserire in un futuro Curriculum Vitae, mi sono stressata più questi giorni a tirar fuori un’idea che sia fattibile che durante tutta la mia carriera scolastica, asilo compreso.
Quando Alessandra mi ha proposto di entrare a far parte del suo team, mi son chiesta due cose: Uno, se avessi la capacità di scrivere ciò che penso e di trasmetterlo ad un pubblico più ampio rispetto ai soliti quattro amici che subiscono queste sarcastiche perplessità sul modo di vedere come va il mondo. Due, come avrei potuto racchiudere tutto quel che ho da raccontare, tutti i temi da affrontare, in un unico luogo comune.
Certamente mi sarebbe piaciuto chiamare la rubrica: “Riflessioni sotto la doccia” giusto perché i dilemmi essenziali ti vengono nel momento in cui togli i cattivi odori dalla tua pelle e rendi l’esistenza più profumata anche a chi ti circonda! Però, poi pensandoci, avrei potuto urtare la sensibilità di chi sostituisce il deodorante al sapone e quindi non m’è sembrata cosa. La situazione è diventata ancor più difficile perché comunque ci facevo affidamento su quel nome, aveva un suo fascino ed è bastato un attimo di più che la coscienza m’ha frenato sta genialata.
Mi sono ritrovata di nuovo concentrata a cercare un nome adatto mentre perdevo miseramente una partita su Clash Royale. In quel momento non sapevo se essere triste per il fatto di non avere un nome, o perché ero consapevole di aver perso trenta coppe fondamentali che mi sarebbero servite per salire di livello d’arena. Comunque, due motivi veramente importanti per una studentessa che sta per entrare in sessione e che ha già molto altro a cui pensare!
L’altra mattina mi riscrive di nuovo Alessandra su Whatsapp e mi fa: “Buongiorno Sara, devi trovare un nome alla tua rubrica”.
Ora, togliendo il fatto che dopo più di dieci anni di amicizia mi chiami ancora col nome per intero non mi sta proprio bene, poi già stavo in crisi per la ricerca di questo nome da prima che me lo dicessi tu, cara mia.
In ogni caso avevo capito che avevo bisogno di un’illuminazione. Nel mentre mi è tornato in mente il fatto che il modo più semplice per raccontare un evento, una perplessità, un’emozione è l‘essere faccia a faccia con i tuoi amici. E la vocina che c’è in me, ha chiesto: e dove stai faccia a faccia coi tuoi amici? Al Bar.
Boom.
IL CORNETTONE!

Il Cornettone, è il nome di un bar di Roma dove io ed Alessandra ci diamo appuntamento, quando siamo libere dai nostri impegni per fare colazione insieme e parlare. Ma non solo questo, Il Cornettone ormai non è solo un luogo ma è un sentimento. Non c’è posto migliore per poter scambiare riflessioni che quello di stare seduti al bar davanti ad un bel cornetto farcito e un cappuccino rovente. Ed è questo quello che rappresenta questa rubrica: Amici che raccontano ad altri Amici. Una sorta di Central Perk o un MacLaren’s (per non urtare la sensibilità né di chi segue Friends e né di chi segue How I Met Your Mother) alla romana.
Il Cornettone. Sì, mi piaceva proprio come idea, era perfetta! Glielo scrivo, e quello che è stata capace a dirmi è stato: “Carino, però forse facciamo pubblicità al bar”.
Ma anche se fosse, per noi, per quel che rappresenta questa rubrica, il bar è un luogo comune perfetto!
Ed è per questo che vi do il benvenuto Al Cornettone!
Accomodatevi pure al nostro tavolo che dove si sta in due ci si può stare anche in ventidue!