Rocky: Date due guantoni a quel perdente

Rocky è un film del 1976 diretto John G. Avildsen e interpretato da Sylvester Stallone (Rocky), Talia Shire (Adriana), Burt Young (Paulie), Carl Weathers (Apollo Creed) e Burgess Meredith (Mickey). Esempio del genere Sport-movie della new Hollywood, Rocky è il capostipite della famosissima e iconica saga che ha come protagonista il goffo pugile di origini italiane Rocky Balboa.

Facciamo chiarezza. Questo film non è un capolavoro, ma un’icona. Rocky è l’icona del perdente nato. Uno a cui la vita non ha mai concesso nulla, tranne una cosa, che non è nemmeno l’essere bravo a combattere, quanto due forti gambe per rialzarsi continuamente.

Poniamo qualche cenno storico. L’idea per il film è ispirata a Chuck Wepner e venne in mente a Stallone la sera del 24 Marzo del 1975. Quella notte si disputò l’incontro per il titolo dei pesi massimi di pugilato, fra il campione del mondo in carica Muhammad Alì e proprio lo sconosciuto Wepner. Per quanto alla fine Alì riuscì a uscirne nuovamente vincitore, l’incontro si dilungò fino alla 15° e ultima ripresa, dove Wepner cadde stremato per KO dopo aver messo in seria difficoltà il campione del mondo per tutto il tempo. Addirittura Alì venne atterrato da Wapner durante la 9° ripresa. Stallone presente all’incontro, venne ispirato dalla tenacia e resistenza di Wepner per lo script di Rocky, che tirò giù in tre giorni di lavoro.

Come avrebbe voluto la tradizione della new Hollywood, il personaggio principale sarebbe dovuto essere più tetro e minaccioso, così come alcune caratterizzazioni dei restanti personaggi, molto più “spigolose”. Ad esempio Mickey, che nelle intenzioni originali di Stallone, sarebbe dovuto essere un razzista antisemita. Ma dopo aver chiesto consiglio a sua moglie, Sly decise di cambiare radicalmente rotta. Così come la moglie di Walt Disney suggerì al marito il nome di Topolino, Sasha Czack, la prima moglie di Stallone, influenzò il marito quel tanto che bastò per fargli creare un icona immortale.

Rocky è il trionfo dei perdenti. Un film dal sapore romantico. Nel sudore del ring e delle palestre di periferia, nalla puzza di strada dei sobborghi, nell’incessante passare del treno accanto alle case popolari, nei pub dove il barista sputa nei bicchieri per pulirli, ovunque è possibile trovare del meraviglioso romanticismo. Nei confronti di cosa però? Della gente vera! Se volessimo davvero individuare un’antagonista chiaro e assoluto nella storia di Rocky non potremmo farlo. Non quanto meno nei primi due film. Forse fu questo il vero calo di stile dei capitoli successivi.

Rocky è romantico anche per la storia d’amore tra Il personaggio di Sly e quello di Adriana. Quanto è dolce pensare che una piccola ragazza, timida e poco aggraziata, riesca, senza alcun motivo specifico, a sciogliere il cuore di un “gigante” di muscoli come Rocky? Che seppur buono, si muove in un ambiente dove i sentimenti te li devi tenere dentro per non essere messo sotto. La forza dell’amore vero, inspiegabile e assoluto funziona proprio così. Questo discorso non viene mai affrontato direttamente ma il personaggio di Talia Shire, riesce a metterlo in scena grazie alla sua trasformazione. Da prima schiva e riservata nei confronti di Rocky, Adriana si renderà conto di essere davvero amata dal pugile quando, le sue parole riusciranno ad influenzarne l’opinione.

Pensate che questo rapporto sia marginale nel film? Bhè vi sbagliate! Il primo finale del film prevedeva che Rocky abbandonasse il ring a metà dell’incontro finale con Creed, per non cadere vittima dello sporco mondo del pugilato. In questo finale Rocky doveva tornare negli spogliatoi mano nella mano ad Adriana. Pensate che tale scena venne anche girata ma mai utilizzata nel montaggio. Solo il freme finale, con le due silouette dei protagonisti, venne usato come immagine promozionale.

Il film, al di là del suo protagonista, descrive un mondo di povertà con incessante voglia di riscatto, in ogni suo personaggio. Non ci vengono mostrate persone “cattive”, forse tipi burberi e poco raccomandabili, come Polie o Mickey, ma in sostanza non sono farabutti, fanno solo molta pena. Questi personaggi funzionano proprio perché non sono in scena per far pena. In quanto spacconi e dal caratteraccio non richiamano una compassione superficiale alla “C’è posta per te”, ma vera comprensione. Loro stanno lì ti guardano con occhiatacce e rispondono con la voce gracchiante. Loro sono quelli di cui il mondo non si occupa tanto spesso.

Anni 70′ periferia di Philadelphia. Rocky è un pugile sui 30 anni con una carriera al tramonto. Tira avanti facendo “Il duro di un gangstar da quattro soldi”, ma non gli riesce bene, in realtà è un buono e non vuole far male alle persone. Un giorno la vita gli mette in mano la possibilità più grande che potesse ricevere. Apollo Creed, campione del mondo dei pesi massimi, è alla ricerca di uno sfidante per il titolo e vuole dare questa possibilità ad uno sconosciuto dalle braccia forti. La scelta ricade proprio su Rocky.

La trama è quanto di più semplice ci si possa aspettare, ma il cinema insegna che non sono le storie complesse a fare un grande film. Ciononostante la scrittura non è elementare. La forza delle storie semplici è proprio nella scrittura ferrea e nella messa in scena credibile. Rocky è un ottimo esempio di questo. Se volessimo analizzare scena per scena il film ci accorgeremmo di quanto lo sceneggiatore conosca il suo mestiere o quanto dia importanza alla recitazione. La forza narrativa di Rocky infatti trova spessore proprio nel tempo lasciato alla costruzione dei personaggi e ancora di più nei sotto-testi su cui si basano.

Il sotto-testo è una forma di analisi della sceneggiatura che l’attore utilizza per sapere a cosa una battuta si riferisca davvero. Per spiegarci meglio possiamo dire che ogni battuta può essere recitata in miliardi di modi. Quei “modi” danno il significato alla battuta in relazione a: soggetto che la pronuncia (caratterizzazione del personaggio), soggetto a cui è rivolta (rapporto di relazione con il personaggio che pronuncia la battuta), contesto in cui è usata e mood generale del film. Quei modi sono chiamati sotto-testi e vengono usato dagli attori per interpretare la battuta e poi modificati secondo le direttive del regista. Il dialogo tra regista e attore è basato spesso sullo spoglio dei sotto-testi, sia sul set che durante le prove. Poi ovviamente i sotto-testi non sono utilizzati solo per i dialoghi ma per tutta la recitazione dell’attore: sguardi, movimenti, respirazione ecc.

Per questo uso esperto dei sotto-testi, Rocky può essere considerato un gioiello. Non molti sceneggiatori sono in grado di dare l’importanza appropriata ai sotto-testi privi di dialogo. Ma Sly è un attore e quando ha scritto la sceneggiatura di Rocky se n’è ben ricordato, tanto che durante la fase di casting impose alla produzione se stesso come protagonista.

L’emozione che suscitano i personaggi è autentica, è vera. Non è fatta di musiche epiche su sequenze di allenamento. Ovviamente queste cose ci sono, Rocky forse è stato uno dei primi film ad utilizzarle, ma funzionano proprio perché non sono la sostanza del film ma solo un contorno. Chi mai potrà dimenticare “Gonna Fly Now” di Bill Conti? Ma l’iconica scena d’allenamento in mezzo al mercato di Philadelphia arriva a più di tre quarti del film poco prima del finale e ci avete mai pensato al perché è così potente?

Ci sono film che hanno bisogno di essere esaminati e posti sotto le luci di molte opinioni, anche se tutte convergono verso la medesima soluzione, di qualificare quel film come eccellente. Altri film con la stessa base di esame invece, portano a considerazioni finali molto diverse fra di loro. Rocky è uno di quei film talmente universali che ha bisogno di poche parole, forse nessuna davvero necessaria. Se anche oggettivamente non ti piace però: peccato! Parliamo dei lacrimoni che ti sei fatto su un filmetto ridicolo qualsiasi, a Rocky ci torniamo quando sei un romantico ma con qualche botta presa davvero dalla vita.

Purtroppo la tendenza delle nuove generazioni di pretendere solo azione dai film d’azione, e amore dai film d’amore è imbarazzante. Non credo che molti saprebbero apprezzare Rocky se fosse uscito oggi. Ma per chi ha una sensibilità più ricercata e contemplativa, che voglia godersi davvero un film leggero, dolce, malinconico e profondamente romantico si riscopra Rocky e si lasci far compagnia dai suoi personaggi.

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