La comunicazione: necessità, passione o materia di studio?

La comunicazione fa parte del nostro essere, sembra scontato dirlo, ma talvolta ci scordiamo che cosa essa sia. Molte volte capita che ci troviamo in mezzo a una situazione dove non sappiamo comunicare con gli altri, non riusciamo a interfacciarci ad un pubblico o solamente con un altro interlocutore.

C’è da dire che quella che noi intendiamo come comunicazione, sostantivo singolare femminile, in realtà non è singolare, non è un processo unico e monodirezionale, in questo senso parliamo di comunicazioni, e di sistemi comunicativi, al plurale che entrano in gioco nel mero atto comunicativo.

Bisogna immaginare la comunicazione come una grande famiglia che abbraccia più parenti e a tal proposito definiamo la comunicazione multimodale:

“La comunicazione è multimodale: negli umani, i segnali di ogni modalità produttiva costituiscono un sistema di comunicazione con le sue regole specifiche […]” 

D. Poggi I.: Le parole del corpo. Introduzione alla comunicazione multimodale. Carocci, Roma 2006

Esistono dei veri e propri lessici per i diversi sistemi comunicativi come i gesti, lo sguardo, il contatto fisico, le espressioni facciali, le posture, la prossemica. Ad ognuno di questi sistemi comunicativi corrispondono delle regole “fonologiche” che determinano le norme d’uso nei contesti sociali.

L’aspetto della comunicazione e dei processi che noi, esseri umani, utilizziamo è ciò che mi ha spinta ad intraprendere la facoltà di Scienze della Comunicazione e gli studi di questo percorso universitario mi hanno fatta appassionare sempre di più a questo ambito.

Tutto ciò influenza anche le mie scelte di lettura. Qualche mese fa, come faccio spesso, ho consultato le nuove uscite della casa editrice Garzanti, con la quale collaboro, e come una calamita sono stata attratta dal libro intitolato Il coltellino svizzero di Annamaria Testa.

Un saggio che, proprio come un coltellino svizzero (non a caso è intitolato così), raccoglie e compatta, in un unico strumento, una serie di utensili necessari nel nostro quotidiano. Gli strumenti, nel caso del libro, sono gli elementi principali della comunicazione, del linguaggio e della psicologia:

“Questo libro si intitola Il coltellino svizzero perché ha l’ambizione di rendersi utile senza occupare troppo spazio o infliggervi troppo peso. Può servirvi, magari, per avvitare un pensiero. Per limare ben bene una percezione. Per stappare un’opportunità, o un nuovo punto di vista.”

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