Per me l’inverno vuol dire famiglia. Vuol dire caminetto acceso (anche se non ce l’ho) e soprattutto Fairy Oak.
Da piccola ho ricevuto come regalo di compleanno, da mia zia, il primo romanzo della saga di Fairy Oak e da quel momento le due gemelline, Vaniglia e Pervinca, sono entrate nel mio cuore e mi hanno fatto scoprire un mondo fatto di paesaggi fiabeschi e di magia.
Probabilmente e anche inconsciamente è proprio dai libri di Elisabetta Gnone che ho incominciato ad amare e apprezzare tutte le forme della natura, già abituata fin dalla tenera età a viverla in piena estate con le vacanze in montagna.
Per non parlare dei momenti in cui da piccolina sfogliavo i fumetti delle W.I.T.C.H. e desideravo avere i loro poteri.

Insomma, per chi, come me, ha vissuto i pomeriggi con in mano questi libri e questi fumetti allora capirà l’emozione che ho vissuto ieri, 10 dicembre 2020, nel prendere parte all’esclusivo evento organizzato dalla casa editrice Salani con la partecipazione di Elisabetta Gnone.
Un’ora e mezza di tè, domande, aneddoti e tanti sorrisi.
Ho avuto il piacere di incontrare digitalmente Elisabetta per scambiare qualche parola.
Non vi nascondo che la felicità è stata tanta, rivivere e riscoprire certi argomenti con cui sono cresciuta è stato un momento unico, che non scorderò.
L’autrice, Elisabetta Gnone, ci ha reso partecipi di come è nata l’ispirazione per Fairy Oak.
Nel momento in cui ha visitato il Nord Europa: da quei paesaggi, dalle caratteristiche abitazioni e dagli usi e costumi di questi Stati è nata la necessità di raccontare la natura ai ragazzi:“Quando scopri la natura non ne puoi fare più a meno”.
Gli occhi di Elisabetta mentre affrontava questo argomento erano gli occhi dell’amore, di un innamoramento eterno verso qualcosa che non è mai uguale ma è in continuo divenire: la natura.
Come tutti, o perlomeno la maggior parte dei libri, anche Fairy Oak è nato da un’esigenza, appunto l’esigenza di raccontare questo mondo. Infatti, la Gnone ha sostenuto che tutti i libri si scrivono con la pancia e poi si decide come vestirli (cioè che stile di scrittura adottare e come abbellirlo).
Non è stato facile, per l’autrice, tornare a scrivere e continuare questa saga dopo 15 anni. Questo perché è stato come tornare in un luogo che non visiti da tanto tempo, un posto che hai amato ma di cui non hai più contatti. Dopo essersi rituffata a capofitto nel mondo di Fairy Oak, Elisabetta, ci ha svelato che in realtà può essere che la saga continui, ci sono ancora un paio di storie che ci vorrebbe raccontare.
E io non vedo l’ora di riprendere in mano i suoi romanzi e di accontentare la bambina che è dentro di me, perché è a questo che punta la nostra scrittrice, rifacendosi alle parole di Astrid Lindgren (autrice di Pippi Calzelunghe) ha affermato che il suo successo tra bambini e adulti è stato proprio in questo, a far ritrovare la propria infanzia.
Ringrazio la casa editrice Salani, Elisabetta Gnone e tutti gli altri partecipanti (blogger e instagrammer) per questo speciale tè.
Voi, come me, avevate già visitato il villaggio magico e antico di Fairy Oak?