L’Arca – Max Dahl

L’Arca, scritto da Max Dahl, è una storia ricca di suspense e colpi di scena che attraverso una narrazione leggera e scorrevole ci racconta un tema drammatico, forte e difficile.
Il romanzo è ambientato a Milano che è considerata dall’autore una città spietata e, rispetto ad altre, molto legata al Capitale.
Fin dall’inizio viene inquadrato il centro sociale Arca nel quale si nasconde la base di una cellula terroristica che ha l’obiettivo di cambiare la forma dello Stato senza promuovere la guerra, la violenza o il terrore ma portando avanti i propri ideali anarchici.
Più nello specifico gli ideali del gruppo si ispirano a quelli di coloro che durante la storia hanno lottato per i diritti tra cui Che Guevara, più volte citato all’interno del romanzo.
Già dalle prime righe il lettore sarà affascinato dalla figura di Jurij, un componente dell’Arca, un uomo forte e spavaldo in apparenza ma che nel profondo vive grandi insicurezze e insoddisfazioni. Questo suo lato insofferente si manifesta soprattutto nella relazione con Natalia.
Il massimo esponente, nonché dirigente dell’Arca, è Pankow, una figura misteriosa, che come un abile burattinaio muove i fili dei componenti della cellula, conoscendo ogni loro aspetto: dal passato al punto debole.
L’obiettivo di Pankow, di dominare l’Arca e di sottomettere i componenti, si rovescerà facendolo divenire vittima della cellula.
All’interno del romanzo i personaggi femminili rivestono un ruolo importante. Tra loro Patrizia, unica donna della cellula, e Natalia, entrambe legate a Jurij sono la sua valvola di sfogo dalla realtà e dalle conseguenze dei suoi stessi errori .
Il linguaggio è semplice e talvolta comico, rendendo la lettura più leggera e adatta a ogni genere di lettore.
Questo romanzo è consigliato a chi sia alla ricerca di una storia breve ma intensa, che lascia il fiato sospeso.

Tra chiacchiere e scoperte

Ho avuto la possibilità di fare due chiacchiere con lo scrittore e capire meglio questo romanzo.
La conversazione è iniziata con la spiegazione da parte dell’autore del proprio modo di scrivere: “Io scrivo con la musica. So che molti inorridirebbero, ma io invece mi ispiro e richiamo le immagini con la musica. Ovviamente non a caso. Cerco quella giusta che si adatti alla scena che devo stendere. Per esempio, il “duello” tra Jurij e Pankow l’ho scritto con la musica di Morricone dal film “Il buono, il brutto e il cattivo” (proprio il duello finale) (Sergio Leone è tra i miei registi preferiti, ha creato un’estetica, non solo grandi film). Per un altro romanzo ho usato Mozart, per quello che sto scrivendo ora un po’ di musica epico/drammatica e un po’ di Bregovic. Amo molto la musica e per me è naturale che mi ispiri sia idee che narrazione.”
Max Dahl è sempre stato affascinato dal terrorismo, nonostante questo sia un fenomeno tragico, come lui stesso afferma: «Il terrorista, a qualsiasi latitudine e in qualsiasi società, è l’estremizzazione dell’idealismo e della ribellione».
Così è iniziata l’idea de L’Arca, romanzo che vede la stesura in seguito a una lunga documentazione soprattutto su fatti realmente accaduti, di cronaca italiana.
Dahl ammette di essere stato influenzato da diversi episodi, quello che ha catturato in modo significativo la sua attenzione è stato l’omicidio del giornalista Walter Tobagi per mano delle brigate rosse, il 28 marzo. Durante la lettura questo episodio ci viene proposto, in chiave differente, con nomi diversi.
Il protagonista Jurij è ispirato a Julien Sorel, protagonista de Il rosso e il Nero di Stendhal, ma è anche l’incarnazione degli ideali storici di Napoleone e Che Guevara.
Dahl descrive i terroristi del suo romanzo come una sorta di pistoleri mossi dal fascino verso le armi e le loro conseguenze distruttive.
Lui stesso avendo vissuto la carriera da militare sa molto bene cosa significhi per un giovane avere in mano un’arma da fuoco.
La storia non presenta un finale autoconclusivo, la passione dell’autore è di lasciare fantasticare il lettore ma anche perché questa scelta è più vicina alla realtà.


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