Il fumetto è una forma d’arte molto recente che riesce a unire il disegno con la scrittura, attraverso regole e tecniche ben precise.
Il fumetto nasce nel Stati Uniti grazie a Richard Felton Oultcault che nel 1895 pubblicò la prima vignetta sul settimanale New York World di Yellow Kid, da qui in poi con l’avvento del 1930 avremo la nascita di numerosi fumetti a noi conosciuti: il più noto è Topolino.
Negli Stati Uniti il fumetto, chiamato ‘Comics’ nacque con l’intento di far ridere la gente ed era rivolto soprattutto agli adulti, successivamente con la conoscenza e l’interesse da parte di una fascia d’età minore venne proposto anche ai ragazzi.
In Italia il fumetto verrà conosciuto nel 1908 con l’esordio del “Corriere dei piccoli” definito come il primo giornale a fumetti, a partire dagli anni Sessanta in poi avremo il culmine di questa professione.
Il fumettista ha il potere magico di far coincidere il colore con le parole e con l’articolo di oggi scopriremo i segreti del mestiere.
Ho voluto intervistare Chiara Colagrande, meglio conosciuta come Karicola (blog e Instagram) e Daniele Bonomo, in arte Gud (blog e Instagram), entrambi fumettisti per la casa editrice Tunuè.
Dai fumetti di Chiara, caratterizzati da colori sgargianti e personaggi sempre felici, traspare molta positività e allegria, il suo ultimo fumetto “Guni” narra la storia di un gruppo di amici, animali: Guni, Printil, Delpi e Corrado, che dovranno affrontare delle prove per capire quanto è tutto più semplice e più bello stando insieme.
Invece, i fumetti “Timothy Top” di Gud parlano di ecologia dal punto di vista di un bambino dotato di un grande potere: il pollice verde, che protegge e dona la vita alle piante e che deve combattere con mostri avversi al suo potere.
A questo punto Gud e Karicola sono stati così gentili da dedicarmi il loro tempo per rispondere ad alcune domande e raccontarci i trucchi del mestiere:
Come è nata la passione per il fumetto?
Gud: Non lo ricordo esattamente, so solo che in quarta elementare ho iniziato a scrivere un romanzo, su un quaderno a righe, poi ho fatto un disegno del protagonista, un topo investigatore. Da quella singola illustrazione ne sono nate altre, in sequenza, poi con i balloon la storia si è trasformata in un fumetto e da allora non mi sono più fermato.
Karicola: Da piccola disegnavo perché vedevo mia madre appassionata di disegno e leggevo Topolino perché lei collezionava storie di topi e paperi. Crescendo ho voluto rendere la mia passione, un lavoro. Inizialmente pensavo di dedicarmi all’animazione, ma nella mia città c’era una scuola di fumetto, così mi sono iscritta e ho approfondito questo ambito che pian piano si è fatto strada nelle “mie corde” e mi ha fatto capire che voglio raccontare, oltre che disegnare.
Secondo te il fumettista prima di tutto è uno scrittore o un disegnatore?
Gud: È principalmente un narratore che utilizza in ordine sparso testi e disegni. Alcune storie nascono come testi, altre da suggestioni visive. Quindi ti direi che è un mix tra le due cose.
Karicola: Il fumettista è un regista. Decide come muovere la storia e i personaggi con la SUA telecamera, quindi è il giusto mix anche delle due figure di disegnatore e scrittore.
Scrivete a livello narrativo una storia oppure elaborate una vera e propria sceneggiatura prima di concettizzare il fumetto?
Gud: Succede in ordine differente per ogni libro, ci sono quelli che partono con tutta la sceneggiatura già scritta, altri che invece partono da un’idea di disegno e poi sviluppano intrecci si storia inaspettati.
Karicola: Dipende. Personalmente quando mi viene un’idea, non c’è una regola fissa: a volte nasce un personaggio e mi faccio “dire da lui” com’è la sua storia e cerco di creare l’intreccio, altrimenti a volte so cosa voglio raccontare, i valori o i concetti che vorrei far passare attraverso la storia e cerco i personaggi adatti a farlo. Tecnicamente scrivo qualche riga per appuntarmi l’idea e poi magari faccio dei disegni di personaggi o scenette che secondo me dovranno esserci nella storia.
Però nei 2 fumetti che ho pubblicato con Tauro alla fine ho passato il tutto a lui che ha reso le mie confusissime idee una vera sceneggiatura.
Quanto tempo ci vuole per scrivere/disegnare un fumetto?
Gud: Una vita intera.
Karicola: La storia o la complessità dei disegni fa variare i tempi di realizzazione. Non c’è una regola fissa: dipende dal metodo e l’organizzazione personale dell’autore. Io e Tauro per realizzare i nostri fumetti ci abbiamo messo in entrambi i casi poco più di un anno.
L’impatto di un fumetto è comparabile a quello di un tradizionale libro di narrativa?
Gud: Sull’animo umano direi di sì, le emozioni esplodono nel lettore nelle medesime forme, in più c’è il canale visivo con il quale raccontare sfumature differenti rispetto ai soli caratteri tipografici. Ma se la storia è “impattante”, credo non ci sia differenza di fondo.
Karicola: Il pubblico si sta pian piano avvicinando a questo mezzo che fino a qualche anno fa era ancora considerato solo per “bambini” grazie all’enorme offerta che c’è in giro e grazie alle case editrici più importanti che sfornano sempre nuovi titoli e generi, ma credo che ancora non sia del tutto pronto. Spesso mi trovo di fronte a persone che non capiscono che i due mezzi sono ormai diventati equivalenti e che possono essere letti indiscriminatamente fumetti e libri di alto contenuto intellettuale. Non tutti sanno la variegata offerta del mondo del fumetto di oggi nelle librerie, quindi direi che Sì, è comparabile a livello i contenuti e offerta per gli appassionati e gli addetti ai lavori, ma che NO, non tutti hanno capito fino in fondo che c’è questa comparazione, quindi la strada è solo all’inizio.