Il canto contro ogni male

Il canto è una delle più potenti medicine contro lo stress e la tristezza, non a caso il detto recita:”canta che ti passa”.
Gli antichi ritenevano che il canto e la medicina fossero due materie in simbiosi, in quanto, il canto può essere paragonato ad un farmaco.
Così,  gli Egizi e altri popoli cantavano come antidoto per il dolore durante le operazioni.
Molti filosofi hanno cercato di avvicinarsi alla definizione di canto, Platone affermò:”Il ritmo è denominazione del movimento”, una frase che potrebbe avere variegati significati ma il più comune è quello della musica, definita da Platone come “ritmo”, che porta al movimento, dunque, alla spensieratezza e alla libertà.

In un articolo del La Stampa del 28 Aprile 2016 viene sostenuto, dopo un esperimento su 193 coristi che hanno precedentemente eseguito uno spettacolo, che il canto potenzia le difese immunitarie e solleva l’umore.
Infatti, l’esperimento condotto degli scienziati ha rilevato che nella loro saliva era diminuito il livello di cortisolo (ormone dello stress) e di citochine infiammatorie.
C’è però da aggiungere che coloro che si erano sottoposti al test erano malati oncologici e quindi è stato sperimentato che il canto aiuta il sistema immunitario.

È risaputo che cantare porta dei benefici in tutto il nostro corpo in quanto permette al diaframma il movimento e quindi lo tonifica, promuovendo, così, l’attività respiratoria. La respirazione diaframmata è molto importante e se fatta correttamente porta molti vantaggi.
Cantare allontana la negatività, aiutando le persone ad essere più socievoli e ad avere più autostima di se stessi, infatti, si ritiene che il canto corale energizzi e coinvolga di più che da soli.

Cantare in coro implica più benefici rispetto a cantare da soli? Per questa domanda ho chiesto aiuto a due personalità nell’ambiente della musica.

Dodo Versino, citando una sua corista, afferma che il coro permette di provare emozioni diverse rispetto a cantare da solista, attraverso armonie con i forte e i fortissimi che buttano giù un palazzo con i contro canti e tutto.
Torniamo indietro però a scoprire chi è Dodo Versino:
Ludovico Versino in arte Dodo, sin da piccolo fu ammaliato dal mondo della recitazione e della musica, con la maggiore età intraprende la carriera di attore studiando, così, recitazione e lavorando, successivamente, come doppiatore.
Allo stesso tempo suona come tastierista in un tributo ai Doors, in Burning Bright. Nel 2003 forma il sestetto vocale a cappella Anonimi Armonisti.
Successivamente la sua carriera si apre debuttando in diversi tributi e formando diversi cori.
Dodo l’ho conosciuto nella mia scuola, Liceo scientifico Keplero, perché qui ha un coro di studenti .
Il canto, per Dodo, è un istinto talmente atavico che gli risulta quasi difficile rispondere alla domanda “perché canti?” .
“Credo che il canto sia ciò che rende il mondo a colori, la più semplice e allo stesso tempo più potente forma d’arte che gli esseri viventi sappiano creare, cantare dà voce all’anima, fa ridere, piangere, commuovere, riflettere. Un mondo senza musica sarebbe un mondo in bianco e nero”.
Ascoltare musica e cantare sono due cose differenti perché provi emozioni distinte, infatti secondo Dodo, ascoltare un concerto è meraviglioso ma stare dall’altra parte significa tirare i fili di quella bellezza, produrre un’emozione, essere artefici di qualcosa che lascerà una traccia in chi ascolta. Questo accade anche alle prove, capita di emozionarsi per ciò che si è riusciti a creare.
A questo punto riprendendo l’inizio del nostro articolo sui benefici del canto ho chiesto a Dodo se a lui effettivamente la musica lo avesse aiutato a superare delle difficoltà, la sua risposta in merito a ciò è stata:”La regola del “canta che ti passa” è vera fino a un certo punto, personalmente la musica mi ha aiutato a distogliere lo sguardo dai miei guai, oppure a piangere e dunque sfogarmi. Quindi su di me non ha mai avuto un effetto prettamente terapeutico, ma ripeto, non saprei immaginarmi senza musica, quindi forse non so rispondere, perché non so che persona sarei.”.

Ilaria Zanetti è un soprano, laureata presso il Conservatorio Tartini.
Nel 2003 ha vinto il ruolo di Susanna nelle nozze di Figaro e successivamente ha lavorato per molti ruoli mozartiani, della musica barocca e come attrice di prosa di To be or not to be di M. L Compatangelo e numerosi altri ruoli. Ilaria afferma che il canto è un potente toccasana sia quando lo si fa in coro sia da solista. Lei ha sempre cantato, prima di parlare emetteva suoni intonati e così ha cominciato a cantare in coro (dai cinque ai sedici anni) e poi successivamente da sola: «Ovviamente cantare da soli davanti a un pubblico numeroso non è propriamente la cosa più rilassante del mondo (daje de adrenalina), ma poi ti senti molto contento e felice, come se avessi fatto sport. Oddio, hai esattamente fatto sport. Cantare è una disciplina sportiva. Quindi, forse, rilasci endorfine anche dopo una bella cantata, non saprei, dovrei chiedere a qualche dottore. Cantare in coro credo dia un beneficio simile, ma ricordo che, sebbene fossimo tutti emozionati nell’esibirci, quando cantavo in coro questa emozione era divisa tra tutti i coristi e quindi mi sentivo un po’ più protetta. Diviso, però, era anche il beneficio. Almeno da parte mia. Credo dipenda da persona a persona. In alcune persone gli effetti benefici saranno grandi e daranno al contempo poco stress. In altri, come nel mio caso, a meno stress corrisponderà anche un minore effetto benefico».
“Che emozioni suscita fare musica rispetto che ascoltarla?”
“Al di là dell’ovvio aspetto della performance che nella musica ascoltata non c’è, fare musica ti fa usare il cervello, ti costringe proprio. Prova a memorizzare qualcosa senza una anche minima forma di ragionamento!
Inoltre, come dicevo prima, cantare è una disciplina sportiva. Io faccio lirica e ho dovuto imparare a usare a comando dei muscoli che manco sapevo di avere. Questo ti dà emozione per forza: il tuo corpo è il tuo strumento. Un pianista questo problema non ce l’ha: Difficilmente un pianoforte si ammala o si deprime. Se stai male o sei giù di morale devi essere molto professionale per riuscire a cantare lo stesso.”
“Cantare ti ha mai aiutato a superare qualche difficoltà?”
“Tantissimo. Ho avuto parecchi momenti molto bui . Se sono ancora sana di mente credo sia dovuto al fatto che ho continuato a cantare. In alcuni casi son stata proprio costretta a cantare, anche quando, viste le circostanze, non avrei avuto alcuna voglia di farlo. E questo mi ha aiutato tantissimo.”

Ringrazio sia Dodo che Ilaria per aver participato a questo articolo e per averci fatto capire la differenza di cantare in coro o come solista, due esperienze senz’altro belle e interessanti che possono avere dei reali benefici su di noi.


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Immagine presa da WeHeartIt

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